Natalina Isella, laica missionaria delle Discepole del Crocefisso di Cernusco, ci scrive da Bukavu nella Repubblica Democratica del Congo, nel centro Ek’abana che gestisce da anni.
Carissimi amici e benefattori di Ek’abana,
Natale sta arrivando a grandi passi, ci invita a svegliarci a non restare sempre nella nostra routine, ma entrare nella novità che anche a noi porta il Natale, quale sarà questa novità? Forse ci invita a riscoprire il valore della nostra quotidianità, delle tradizioni di famiglia, anche tutto questo ci può aiutare a sentire il calore, l’intimità famigliare, quello che piace tanto ai bambini che li fa sentire in sicurezza. La quotidianità è esigente, fedeltà a ogni piccola cosa, perché tutti siano facilitati nei loro impegni, lavori domestici, impegni famigliari e di lavoro, è un susseguirsi senza un momento di riposo e alla sera ci si sente stressati.
Chi ci aiuterà a trovare questa forza questa gioia e pace nel riuscire a far tutto? Ecco Natale ce lo ricorda che possiamo vivere in un’altra dimensione, riuscire a fare tutto ma con una forza che viene dall’alto da Lui il Signore, fra i tanti impegni che abbiamo non dobbiamo dimenticare di caricare le batterie dello Spirito perché è questo che ci fa trovare le risorse e la gioia necessaria per riuscire a far tutto con calma, una cosa alla volta.
Lo constato sempre anche coi bambini, quando sono in un clima sereno e gioioso obbediscono senza problemi, quando il bambino è triste e angosciato non si riesce a coinvolgerlo in niente, ecco uno dei lavori importanti dei genitori ed educatori creare un clima sereno in famiglia e nei luoghi dell’educazione e questo favorirà tutto il resto, e la preghiera fatta coi bambini è uno dei fattori importanti che favoriscono questo clima.
Il Natale favorisce questo clima, non trascuriamo niente di quello che può creare questa atmosfera magica del Natale, presepe, albero di Natale, addobbi vari, lavoretti fatti insieme. Natale arriva, ci dice che è l’incontro di Dio con l’uomo, il Figlio di Dio, Gesù si fa uno di noi come un nostro bambino che ci invita a guardarlo a far uscire da noi il meglio per rivolgersi a Lui e Lui ci avvolgerà della sua pace, del suo amore, della sua forza divina, ci dice che ogni nostra azione è santificata da Lui, più niente è trascurato, tutto quello che facciamo e diciamo ha un valore eterno, sta a noi sentirci sotto lo sguardo di Dio in ogni momento, sentire che anche le sofferenze più nascoste Lui le conosce e non le dimentica, arriverà il tempo che tutto sarà ricompensato nella gioia eterna.
La mia vita non è banale, Dio è con noi, con i nostri bambini, con i nostri ammalati, con i nostri anziani nel nostro correre quotidiano. Allora tutto prende senso, queste bambine che si susseguono a Ek’abana hanno sempre storie di sofferenza e di abbandono, eppure si vorrebbe vedere qualcosa che migliora, nella città di Bukavu super affollata, degradata, piena di immondizie e di soprusi non lo vediamo ancora perché il bene è sempre meno evidente che il male, ma nello sguardo di queste bambine piano piano si vede che il sole ritorna a splendere, la fiducia nella vita ritorna, tutto questo è frutto del lavoro quotidiano della routine abitata da un Dio che si è fatto bambino e che vive con noi ogni giorno.
È lui che ci dice a ogni istante ʺVai avanti, ne vale la pena, io sono la vita io sono là ti aiutoʺ. Questa profonda verità è sentita dalla gente semplice e umile, ed è per questo che riesce a sopportare la durezza della vita. In Italia e nei paesi sviluppati si fa fatica a credere a una verità così bella che mette le ali e dona energia, anche se si è deboli penso che sia questo il dono che dobbiamo chiedere a Gesù Bambino, di darci un cuore umile e semplice che non rimane a rivangare i torti subiti ma cerca di ricordare tutto il bene che è attorno a Lui, il bene ricordato ci ricarica, i torti subiti ci spompano, sarà questa la mia preghiera per voi per dirvi il mio grazie, che il bambino Gesù vi dia questa certezza: le nostre fatiche, le nostre sofferenze anche le più nascoste non sono dimenticate perché Lui è presente ci chiede solo di accettarlo con cuore umile, Lui sta alla porta e bussa, aspetta che noi lo facciamo entrare a prendere parte alla nostra vita, cosi capiremo cosa vuol dire che niente va perso di quello che facciamo con amore anche se ci costa.
Per consolarvi voglio raccontarvi la storia di una ragazzina di nome Grace. Grace ha 12 anni, è arrivata l’anno scorso accompagnata dalla polizia dei bambini perché trovata in strada. Quando una bambina arriva cerchiamo di metterla a suo agio per farle capire che Ek’abana non è l’ufficio della polizia ma è una famiglia che vuole bene ai bambini, che noi siamo dalla sua parte.
Grace ci racconta che i suoi genitori sono morti quando lei era piccola, per un po’ di tempo è vissuta con lo zio paterno poi con la sorella maggiore che nel frattempo si era sposata, ma poi a suo dire nessuno si occupava bene di lei, non andava neanche a scuola per cui ha incominciato a capire che tutti la volevano abbandonare. Non trovando una ragione valida per abbandonarla hanno incominciato a dirle che aveva l’Aids perché suo papà e sua mamma sono morti di questa malattia, cosi non la volevano più in casa, passava da una porta all’altra, infine per liberarsi di lei le avevano detto che era una strega, allora per lei non c’era più scampo doveva restare in strada. Un’amica di famiglia pensando di aiutarla, si era incaricata di trovarle le medicine dell’Aids visto che erano gratuite, e girando cosi in strada finalmente è approdata da noi. Potete immaginare in quale stato di sofferenza era. Noi abbiamo cercato di accoglierla con tanto amore vista la situazione dolorosa in cui si trovava; arrangiando le poche cose che aveva con lei abbiamo trovato un barattolo pieno di medicine, allora le abbiamo chiesto se era ammalata, lei ci ha detto quanto sopra che la consideravano malata di Aids. Guardando la ragazzina sembrava il ritratto della salute nonostante il suo aspetto di sofferenza, allora dopo aver approfondito un po’ il perché di quelle medicine ci ha detto che non era mai stata in nessun ospedale. Per essere sicure di quello che diceva l’abbiamo portata noi all’ospedale e la bambina non aveva assolutamente niente, cosi piano piano abbiamo cercato di approfondire i contatti con la sua famiglia, ma ogni volta la famiglia aveva un grosso rifiuto anche davanti a noi. Abbiamo iscritto la ragazza a un centro di recupero scolastico ma era sempre triste perché non vedeva una via d’uscita. Allora abbiamo fatto un patto io e lei, ogni volta che tornava da scuola doveva venire a cercarmi per salutarci e scambiare qualche parola insieme, insieme facevamo passare la giornata cercando di sottolineare le belle cose che incontrava, così la voglia di imparare cresceva e piano piano incominciava a sorridere, quando sorrideva aveva un sorriso veramente splendente era una bella ragazza e il suo sorriso era proprio accattivante, tutto questo glielo facevo notare, cosi piano piano incominciava a voler collaborare con noi.
Secondo passo recuperare i rapporti famigliari, così ha incominciato a raccontarci che quando era accusata non accettava niente di quello che gli davano anche un bel vestitino lo rifiutava, allora gli altri rincaravano la dose del rifiuto, e tante altre avventure di rifiuto reciproco che voi potete immaginare. Allora si trattava di riconoscere che gli altri l’hanno fatta soffrire ma anche lei provocava per cui si trattava di riavvicinare la famiglia riconoscendo anche i propri errori ma che la fiducia di fondo non è mai venuta a mancare, di ritrovare uno zio buono e una sorella materna. È così che finalmente lo zio l’ha ripresa in casa come una figlia ritrovata, noi l’assistiamo sempre a scuola, ora lei è felice, anche lei ha una famiglia.
Quando sono rientrata dopo la mia sosta in Italia, si è sparsa la voce che ero tornata, una delle prime persone che è venuta a trovarmi era proprio lei tutta raggiante veramente felice ben in forma, e allora ho ringraziato il Signore dei miracoli che solo Lui può fare, anch’io ero molto felice con lei.
Ecco carissimi sostenitori di Ek’abana, del lavoro che facciamo insieme con il vostro aiuto mi sembra giusto condividere non solo le difficoltà ma anche le gioie, grazie al vostro sostegno ogni giorno possiamo fare qualcosa che aiuta le bimbe a vivere nella normalità come ogni bimbo ha il diritto di vivere.
Con questa gioia condivisa vi auguro ancora buon Natale, non perdiamo mai la speranza, la nostra vita è nelle mani del Signore, neanche un capello ci sarà toccato e il bambino Gesù è venuto proprio a dirci questo “Io sono con voi tutti i giorni, non abbiate paura il Padre vostro conosce anche i capelli del vostro capo”.
Tanti auguri di ogni bene. Buon Natale!
Con riconoscenza e affetto,
Natalina