Quando si parla di missione la prima immagine o idea che ci balena in testa è quella di bambini o di persone povere e affamate.
L’incontro di martedì 6 agosto con la comunità di Kanyenze a 20 km circa da Uncanha, che prende il nome dal piccolo torrente locale, ci ha aiutato a capire meglio il compito dei missionari: portare alla gente la parola di Dio, costruendoci attorno valori importanti quali la condivisione e la preghiera, un’opportunità di crescita e vera vita.
Padre Carlo Biella, da oltre 30 anni in Africa, incontra per la prima volta questo gruppo di 70 famiglie di recente formazione grazie a Dixon, catechista e coordinatore della comunità di Uncanha. Tra questi c’è il capovillaggio e padre Carlo ci spiega come a differenza delle due precedenti visite, qui ragazzi, uomini, donne e bambini non siano ancora battezzati in quanto va proprio fatta la prima evangelizzazione.
«Qui si inizia dalle basi, a spiegare da zero certi gesti – ci ha raccontato Carlo – concetti semplici come si fa con i bambini. Dire chi è Gesù, cosa si intende per Eucarestia… Per iniziare una comunità cristiana – ha aggiunto – sono indispensabili un catechista che formi e parli alla gente e un coro che animi e che è motivo di aggregazione».
La Messa viene accompagnata dal gruppo musicale di Uncanha e ha visto i consueti gesti di accoglienza e doni verso la comunità e i sacerdoti celebranti, e il dono di due palloni da parte nostra per le comunità locali. L’edificio della chiesa non c’è, tanto che celebriamo la funzione all’aperto sotto una pagoda con tetto di paglia.
Bambini, per due ore fermi e poco rumorosi, e mamme sono raggruppati attorno all’altare improvvisato, con sguardo curioso; una macchia di colori che colpisce.
Grazie alla traduzione di Dixon in lingua chichewa si trasmettono così quei valori indispensabili per una comunità cristiana e alcuni avvisi. Allo stesso tempo la comunità esprime la problematicità di non avere un pozzo da cui attingere acqua, indispensabile per un villaggio, in particolare quest’anno periodo in cui le piogge non sono state abbondanti.
È stata una conoscenza reciproca, che ha avuto il suo fulcro nella preghiera comunitaria, sperando di poter far crescere una comunità di famiglie pronte a iniziare insieme un cammino di fede e di crescita sia materiale che spirituale.
N.C.