CERNUSCO, COSTANTINO SCOPEL: «LA MIA BATTAGLIA»

A TU PER TU CON COSTANTINO SCOPEL CHE RACCONTA LA SUA VITA…
VEDOVO, CON UN ANEURISMA ALLA TESTA E UN FIGLIO CON HANDICAP GRAVE.
LA SUA ISTANZA AL COMUNE, SENZA RISPOSTA PER UN ANNO,
PER LA PRESA IN CARICO DEL FIGLIO

Costantino Scopel (sotto nella foto), 76 anni, ha fatto ‘istanza’ al Comune di Cernusco ai primi di luglio 2017 per la presa in carico di suo figlio Marco, 41 anni disabile, secondo i dettami di leggi esistenti e vigenti. Questa sua decisione è stata presa con la scoperta di un aneurisma nella testa. Aneurisma non operabile e pertanto la sua durata di vita è sempre dovuta alla fortuna. Non esistono cure in merito. L’intervento potrebbe causare più danni che benefici. «E io preferisco morire che restare su una carrozzina o peggio» ci spiega. A questo si aggiunge l’età con la scoperta giornaliera di acciacchi che aumentano e non diminuiscono mai. L’entusiasmo e la forza fisica vanno scomparendo.

Com’è la vostra giornata tipo?
L’alzata di Marco è mattutina. Alle 6.30 sveglia, pulizia personale e colazione. Operazioni che portano via almeno un’ora e mezzo. Poi parte per il CDD (Centro Diurno Disabili ndr) e ritorna verso le 16. Da quel momento sono prigioniero in casa con lui. Marco non è autosufficiente per nulla: mangiare, pulizia personale e bisogni umani…

Quando lei è via, in ferie o esce, chi si occupa di Marco?
A volte mi prendo qualche giorno di ferie e Marco viene appoggiato al Granaio. Solo per questi giorni, poi è sempre a carico mio. E sino a che le forze mi sorreggono è per me un piacere. Ma l’età avanza e le malattie si affacciano giorno dopo giorno.

Com’è cambiata la vita con Marco in questi anni? Il suo handicap si è aggravato?
Marco ha avuto un’encefalite a due mesi di vita (era sanissimo) che gli ha bruciato l’encefalo. Durissima è stata la sua ‘riabilitazione’. Per il 99 per cento di chi viene colpito nei centri vitali del nostro cervello prosegue la sua vita su una carrozzina, senza mai alzarsi. Noi non ci siamo arresi e abbiamo creato una equipe di volontari che facevano eseguire esercizi molto pesanti, tutti i giorni e per più ore. Questo grazie a una equipe di volontari, circa 25, abitanti di Cernusco (non politici o assistenti sociali) che a turni eseguivano esercizi indicati da una neuropsichiatra. Alla fine siamo riusciti a mettere in piedi Marco e farlo camminare. Camminava molto Marco, poi aumentando l’altezza e il peso  ha cominciato a sbilanciarsi e ora cammina  pochissimo. Alto 1,95 metri pesa circa 90 kg. Troppo faticoso per lui. E’ peggiorato senza dubbio e ha davanti un futuro sempre peggiore.

Cosa si augura per il futuro di Marco?
Marco è molto felice quando può vivere con altra gente. Noi, mia moglie Stella e io, abbiamo sputato sangue per creare la casa alloggio Il Granaio. L’abbiamo creata per cercare di dare una tranquillità a una famiglia che ha problemi in casa, come ora ne ho io. E’ lì il suo futuro specialmente dopo la dipartita dei genitori. Se poi la sfortuna si abbatte sulla famiglia come la morte prematura di mia moglie, l’avvicinarsi a questa struttura diventa imminente.

Che cosa ha chiesto al Comune?
Ho fatto un’istanza al Comune, supportato da alcune leggi in vigore che mi consentono di chiedere la presa in carico di un soggetto gravemente ammalato, mio figlio Marco. Innanzitutto una perizia ASST (Assistenza socio sanitaria territoriale ndr) deve constatare i bisogni e la gravità di Marco. Questa perizia è stata fatta e hanno accertato (se ce ne fosse stato bisogno)la gravità e la non autosufficienza. Leggi e sentenza passate in giudicato dicono che è il Comune di residenza che deve assumersi la responsabilità e coprire il fabbisogno economico nelle varie situazioni. Poi è a sua volta il Comune che deve procedere verso Regione e Stato per recuperare i soldi spesi. Le leggi dello Stato stabiliscono che le spese di ricoveri o altro vanno suddivisi così: 70% è a carico dello Stato, della Sanità, il 30% a carico del Comune di residenza. In questo 30% a carico del Comune ci si può rivalere sulle entrate dell’assi-stito (il famoso ISEE). Sino a ora i Comuni pensavano che le entrate potevano essere chieste alle famiglie e ai parenti. Ma la legge ora parla chiaro, solo ed esclusivamente della persona assistita e non del padre della madre o fratelli. Ma cosa pensavano sino a ora i nostri Amministratori di una famiglia con un handicap in famiglia? Pensavano senza dirlo: Avete avuto la bella idea di mettere al mondo un figlio con handicap? Sono affari vostri e sbrigatevela da soli. Se non venite in Comune a romperci le scatole, ci fate un favore. Ora loro, i nostri grandi amministratori, sanno che il 70% delle spese tocca alla Sanità. Ma costa fatica battagliare tra i vari amministratori. E poi vale sempre il proverbio che cane non mangia cane. A questo punto costringono gli ultimi ad attaccare gli ultimi. Da qui nasce la mia Istanza e il mio ricorso al TAR. Che via ci rimane con questa gente se non denunciarli pubblicamente?

Qual è stata la risposta?
Al Comune e alla ASST ci sono voluti alcuni mesi per capire cosa stessi chiedendo. Bisogna tener presente che la legge prevede una risposta entro 30 giorni dalla domanda. Io l’ho inoltrata il 4 luglio 2017. Mi hanno pregato di non essere fiscale e che loro non riuscivano a farmi avere una risposta in merito nei termini di legge. Ho constatato che nessuno dei competenti comunali, assistente sociale e dirigenti non conoscono minimamente l’argomento e soprattutto le leggi. Ho dovuto allegare le leggi che citavo nel mio ricorso, visto che non sapevano nemmeno di cosa stessi parlando. Le risposte sono state le più svariate. A parte l’ASST che a svolto il suo lavoro e ha constatato lo stato di grave necessità di Marco; da parte degli ‘esperti’ del Comune, invece, si è arrivati alla conclusione che mi potevano al massimo elargire ciò che io considero un’elemosina. Infatti mi vorrebbero far compilare un modulo di richiesta contributo.

A quanto ammonta?
E chi lo sa: un euro? Mille? E soprattutto quanto dura? Un anno o servirà per il resto della vita di mio figlio? Non si sa: mi vogliono propinare un’elemosina, che io rifiuto integralmente. La mia istanza si basa su delle leggi esistenti che dicono chiaramente che la presa in carico non è un’elemosina. A questo punto penso che gli amministratori hanno sempre pensato che alle famiglie dei disabili non spetta nulla per legge, che bisogna inchinarsi e chiedere l’elemosina e poi magari ringraziarli. Ma si sbagliano, i soldi che ci danno sono soldi dei cittadini e delle tasse pagate anche dai genitori e famigliari dei disabili.

La vedo amareggiata per come si è comportato il Comune di Cernusco nei suoi confronti, o sbaglio?
Guardi, mio figlio è nato e cresciuto in questo paese, ha più di quarant’anni, ma non ho mai visto un assistente sociale venire a casa mia e domandarmi: ha bisogno di qualche aiuto? Che scopo ha un assistente sociale se non mappare i bisogni della popolazione e cercare di intervenire. Non tutti i genitori sono dei “leccaculo”, passatemi il termine; anzi la maggior parte non lo sono. Loro (dirigenti della Bassanini) godono nell’umiliare una persona che ha problemi; si deve chiedere appuntamento e chinare il capo e chiedere qualcosa Poi se vogliono ti fanno questa elemosina e a volte te li rifiutano (il più delle volte) con la solita litania: non abbiamo soldi, che però trovano immediatamente per fare piste ciclabili, sulle quale non compare mai una bicicletta o grandi opere di milioni e milioni e per tanti consulenti e avvocati per riempire il paese di auto, sono troppe poche quelle che transitano in paese.

E ora è in causa con il Comune di Cernusco…
Non solo con leggi che ho invocato io, ma nello statuto del Comune vi è ben scritto che bisogna prendere in carico i non autosufficienti ma, evidentemente, dovevano scrivere qualcosa copiato da altri statuti senza pensare, né studiare cosa significasse. Prendere in carico un disabile grave non è una loro priorità a quanto pare, piuttosto si ingaggiano avvocati, con i soldi dei cittadini naturalmente. E con gli avvocati si tenta disperatamente di inventare cavilli per rinviare i processi. Non si entra mai nel merito, se una cosa deve essere fatta o meno. Non leggono sentenze già scritte in merito e ce ne sono molte. Si tenta di rinviare i processi sine die. Ora l’avvocato del Comune ‘con  il suo ricorso’ presso il giudice  del TAR invoca  la pochezza dei mezzi che un Comune così piccolo ha a disposizione. Ricordo per tutti  coloro che leggono, che il Comune sta approvando un progetto dal costo di 7/8 milioni di euro, magari poi si dovranno aggiungere gli interessi e i costi non previsti. Per un’opera non richiesta dalla popolazione. Inoltre il Comune di Cernusco L. è proprietario di circa 50 appartamenti sul territorio. Alla faccia della non disponibilità. Gli avvocati costano, ma chi se ne frega, tanto pagano quei “fessi” dei cittadini. Chi prende queste decisioni non risponde con i propri soldi. Noi dobbiamo pagare l’incapacità di risolvere problemi al loro interno. Questi assistenti sociali e responsabili dei servizi sono stati promossi dirigenti, ma non entrano nel merito delle leggi perché non le conoscono nemmeno, preferiscono ricorrere ai tribunali, tanto una causa può durare anche anni e per quella data sarà cambiata la Giunta; quindi… si arrangino quelli che verranno! Ma se il giudice valuterà adeguata la mia sentenza, mi propongo di chiedere i danni morali e materiali. Non devono sfuggire ai loro obblighi, ingaggiando avvocati che tutti noi dobbiamo pagare. Non si può pretendere che i propri cittadini rispettino le leggi e invece che loro le ignorino. La legge imponeva, dal giugno del 2015, ai Comuni di adottare un regolamento ISEE (un codice comportamentale che un Comune deve adottare per iscritto per legge, verso i suoi cittadini che hanno dei bisogni rispettando le leggi vigenti). Ciò nonostante il Comune di Cernusco ha trovato il tempo per organizzare eventi e piani costosissimi per programmare opere milionarie, ma un regolamento imposto dalla legge no, per questo a quanto pare non c’è mai tempo.

«Rispetto a questo argomento, già ampliamente esplicitato e reso pubblico sulla stampa locale e a cui non ho volutamente mai dato riscontro fintanto che il Giudice non emetterà un provvedimento – ha spiegato il sindaco Giovanna De Capitani in Consiglio comunale il 31 luglio – Nel corso dell’udienza cautelare del 25 luglio scorso il Presidente ha immediatamente rilevato l’inammissibilità del ricorso alla luce delle difese presentate dal Comune, invitando la controparte a rinunciare alla domanda. Il Collegio, dopo lunga discussione, ha deciso in ogni caso di rinviare alla Camera di Consiglio fissata per il prossimo 17 ottobre».

D.V.



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