La cultura della morte si diffonde rapidamente e subdolamente ogni giorno, nella realtà della cronaca nera e nella fantasia dei libri noir e di certi film che hanno per tema la violenza, con il risultato di un effetto a catena tra gruppi di giovani, ma anche di adulti, che scaricano in questo modo rabbia e fallimenti.
In questa cultura di morte si possono annoverare anche i numerosi aborti silenziosi, che avvengono nelle camere sterili degli ospedali in cui vite già in atto vengono interrotte dall’abile mano del chirurgo. Aborti che spesso sono l’inizio di altre sofferenze più profonde, emerse con sensi di colpa e sensazioni di smarrimento, a volte protratti nel tempo. I Centri di aiuto alla vita da molti anni si occupano di aiutare le madri in difficoltà, quelle che lasciate sole potrebbero, per varie difficoltà, scegliere di non portare a termine la loro gravidanza, assicurando assistenza a loro e al bambino nel primo anno di vita.
Parlando di aborto non si può non ricordare il film uscito nel 2021 e proiettato per primo a Roma, scuotendo le coscienze di molti, ma trovato anche ostacoli alla sua programmazione. Unplanned è il film che i registi Cary Solomon e Chuck Konzelman hanno tratto da Scartati, il libro autobiografico di Abby Johnson, una ex dipendente della Planned Parenthood, l’organizzazione di cliniche abortive più potenti d’America. Si tratta di un film forte sia come impatto visivo che dal punto di vista psicologico, proiettato anche in alcuni cinema del vimercatese in cui sono stati invitati i ragazzi delle scuole superiori.
Johnson è stata una dipendente modello dell’organizzazione americana tanto da ricevere nel 2008 un riconoscimento quale miglior dipendente dell’anno. Questo fino a quando una carenza d’organico interno la costringe ad affiancare in sala operatoria il ginecologo che deve praticare un aborto alla tredicesima settimana. A questo punto la scena del film si fa emotivamente forte perché la donna vede con i suoi occhi il feto vivo strappato dal grembo materno e comincia a porsi una serie di domande, ignorate fino a quel momento. Quella della Johnson non diventa però una condanna nei confronti di scelte che lei non condivide più, ma si trasforma in un colloquio con Dio da cui scaturiscono profonde riflessioni.
Sarà questa presa di coscienza a portarla dall’altra parte della “barricata” ovvero fuori dai cancelli della Planned Parenthood insieme ai difensori della vita nascente, abbandonando definitivamente un lavoro che l’aveva arricchita economicamente, ma l’aveva anche resa indifferente.
A livello mondiale il film ha incassato più di 25 milioni di dollari a fronte dei pochi milioni investiti nella sua realizzazione ma l’uscita è stata subito osteggiata e anche in Italia sono poche le sale cinematografiche che l’hanno proiettato.
In questo caso ciò che è nato come cultura della morte diventa cultura della vita. Celebrare la Giornata per la vita con il libro Scartati o con il film Unplanned è certamente un modo insolito, capace di suscitare interrogativi sul tema della vita nascente.
S.F.