E’ il 3 gennaio 1954 quando dagli studi dell’Eiar di Torino, Fulvia Colombo, annuncia la nascita della Rai Radiotelevisione Italiana che cambierà il volto del paese Italia.
Alla fine dello stesso anno la televisione raggiungerà il 58% della popolazione, mentre nel 1961 la quota sale fino a toccare il 97%.
Rigorosamente in bianco e nero, un solo canale nazionale trasmesso a precisi orari, la prima televisione è uno strumento di informazione ed educazione, con una piccola parte dedicata all’intrattenimento.
Siamo negli anni della ricostruzione economica e sociale del Paese, il grado di scolarizzazione è basso mentre l’analfabetismo, specie al sud, troppo alto. L’Italia riemerge dalle ceneri dell’ultimo conflitto e dopo le privazioni subite c’è la necessità di guardare avanti. E’ anche per questo motivo che la prima televisione ha da subito un grande fascino per grandi e piccini, questi ultimi conquistati da Carosello, ovvero lo spazio pubblicitario della durata di circa dieci minuti prima delle trasmissioni serali. Si tratta di divertenti e ironici sketch che per pubblicizzare una marca di brillantina mostrano la calvizie di chi non l’ha mai usata. Oppure un pulcino tutto nero perché non è stato lavato con l’apposito prodotto sbiancante… Ironie abbandonate, leggerezze andate in frantumi in un mondo che si è emancipato ma anche complicato, dimenticando l’aspetto educativo e anche ludico della Rai di quel periodo.
Oggi la televisione non è più solo Rai, i canali sono molteplici e la scelta, anche a pagamento, è varia ma non sempre la quantità equivale alla qualità. Purtroppo i numeri padroneggiano e la corsa all’audience limita anche le scelte aziendali sia della Rai che delle televisioni private e si arriva a offrire “prodotti” carichi di volgarità e violenza o informazioni standardizzate che ripetono le stesse notizie di cronaca, senza differenziare i contenuti e i commenti.
A Cernusco il primo apparecchio televisivo fece il suo ingresso in concomitanza con l’arrivo di Lascia o Raddoppia? Era il 26 novembre del 1955 e fu Pierina Cereda dei “Lacen”, la proprietaria del bar Biella (nella foto), a volerla, facendo un bel regalo ai cernuschesi che specie il giovedì sera accorrevano a vedere il programma presentato da Mike Bongiorno.
Davanti i bambini e dietro le mamme e papà, tutti con il collo tirato all’insù per guardare in alto dov’era posizionato l’apparecchio, sistemato su un carrello dotato di rotelle.
Pierina chiudeva la porta che dava sul bar e quella che dava sulla sala biliardo e lasciava che si seguisse indisturbati la trasmissione. Inizialmente le donne che entravano al bar erano poche. Poi qualcuna osò più di altre e ruppe gli schemi, togliendosi anche la soddisfazione di qualche sigaretta. Le immagini dello schermo proponevano eleganti signore con i visi ben truccati, le calze velate e audaci scollature che aprirono al cambiamento di molte giovani, attratte da una nuova e dirompente femminilità.
Chi fu contrario da subito alla televisione fu il parroco di allora don Riccardo Salvioni, uomo integerrimo, di grande fede e antiche vedute, che non la vide di buon occhio. In realtà la televisione aveva rotto non solo gli schemi ma anche modificato le abitudini della gente che, abituata a recitare il rosario in famiglia dopo cena, da quel momento in poi preferì il gioco a quiz capace di alleggerire i sacrifici della quotidianità.
Col tempo anche il parroco dovette adeguarsi e accogliere quello strumento che inizialmente aveva temuto, non dimenticando però nei suoi sermoni domenicali di invitare i parrocchiani a non farsi abbindolare da un uso troppo frequente e senza criticità. I programmi trasmessi erano pochi e ben lontani da ciò che oggi vediamo sugli schermi dei vari canali. Il venerdì sera era dedicato al teatro: ad esempio quello di Eduardo De Filippo, che portava nelle case del nord l’ironia e l’allegria delle famiglie napoletane. Più tardi arrivarono gli sceneggiati televisivi che divulgarono classici come I Promessi Sposi, I Miserabili, La Cittadella, persino l’Odissea di Omero. Ma anche le operette come la Vedova Allegra, il Paese dei Campanelli e altre.
Cernusco ha un legame particolare con la Rai: fu infatti Luigi Rusca, cui quest’anno è stata intitolata la biblioteca comunale, a trasformare la Eiar e a darle il nome Rai. Inoltre anni fa Monica Maggioni giornalista Rai e cittadina onoraria cernuschese, ricoprì per un certo periodo il ruolo di Presidente dell’emittente nazionale.
Sono passati settant’anni da quel 3 gennaio del 1954, il mondo oggi è diverso e la televisione anche. Che si un un cambiamento migliorativo o peggiorativo, non sta a noi dirlo. Ma a volte tendenze e mode sono tranelli in cui è facile sprofondare se non si fa un uso intelligente e moderato di tutto quanto ci circonda, sia che si tratti di televisione che di computer e cellulare.
Ripensare oggi a quel quel lontano inverno del 1954 in cui lo schermo si è improvvisamente animato di immagini, volti e musica è ancora emozionante. E’ stato uno sguardo inaspettato su un immaginario tutto da scoprire che ha saputo regalare un po’ di leggerezza là dove prima c’era solo lavoro e rinuncia.
S.F.