Era il 1948 quando da Montevecchia arrivarono a Cernusco Teresina e Giuseppe Sala con tre figli: Carla, Andreino e Rosa; con una vita di duro lavoro e sacrifici la famiglia riesce a far diventare quella che inizialmente era un’osteria, una trattoria con buona cucina, ben apprezzata, complice la posizione strategica sulla strada, allora non asfaltata che portava a Bergamo. A ricordarci questa storia Antonio Mandelli, (a destra nella foto), 83 anni a novembre, marito di Rosa, purtroppo scomparsa qualche anno fa, lasciando al marito, ai figli e ai nipoti l’eredità di questo locale che dal Dopoguerra fino a oggi ha fatto tanta strada.
Fu Rosa infatti con i genitori a portare avanti la trattoria; purtroppo il fratellino Andreino morì a soli 7 anni e la sorella si trasferì con il marito a Sartirana. Il locale era piccolo e dietro vi era un campo di bocce; i primi anni si andava a prendere l’acqua al pozzo e non c’era la corrente; si utilizzavano solo candele e lampade a olio. A fine anni ‘50 Rosa conobbe quello che nel ‘62 sarebbe diventato suo marito, nativo di Cernusco, uno degli ultimi testimoni viventi della civiltà contadina del Dopoguerra.
«Vivevo all’Andegardo e a 8 anni lavoravo già la terra e nelle stalle – ci racconta Antonio – Per noi il periodo della mietitura era come un gioco con le balle di fieno che realizzavamo tutte a mano. Poi ricordo gli anni più belli, quelli del militare dai 18 ai 20 anni. Ho poi conosciuto Rosetta, ogni tanto scappavo dall’oratorio maschile, che si trovava su questa via, e venivo qui a trovarla».
Dopo il matrimonio sono nati due figli Andreino (classe 1963) e Giuseppe (classe 1971) che insieme ai genitori hanno deciso di portare avanti questa tradizione di famiglia, tramandata dei nonni scomparsi a cavallo degli anni ’70 e inizio ’80. Con loro nello staff anche la cognata, moglie di Andreino, Piernanda Bonalume.
«Inizialmente non ci davano due lire, per dire, viste le nostro origini umili – racconta Antonio – Invece alla lunga noi siamo ancora qui a raccontare i 70 anni della Cava, altri invece, magari più altolocati, hanno chiuso. Siamo riusciti ad ampliarci prima negli anni ’60 poi ancora negli anni ’90 fino a realizzare un’ultima sala con un quadro meraviglioso di Montevecchia che ha voluto fortemente mia moglie. Attorno agli anni ’60 e ’70 facevamo anche banchetti nuziali, poi abbiamo dovuto sospenderli, perché il locale ogni mezzogiorno e sera era sempre pieno».
Gli avventori aumentavano di giorno in giorno; la Cava con il tempo è diventato così un punto di riferimento al mezzogiorno per numerosi lavoratori, soprattutto per la qualità del cibo che propone; su tutti la tradizionale cassoela, interamente realizzata con carni e verdure rispettivamente allevate e coltivate nell’estesa proprietà di famiglia.
«L’anno scorso abbiamo piantato 5 mila verze di specie diverse e abbiamo iniziato a cucinare cassoela a settembre fino ai primi di giugno – svela il titolare – Oltre a ettari di orto e frutteti siamo riusciti ad ampliarci, allevando tutto il bestiame; ora abbiamo manzette, mucche, maiali bianchi e neri, caprette, asini e pollame».
Così sabato 28 luglio si è tenuta la festa per il traguardo dei 70 anni con una festa di gala con tutto il personale, le autorità… «Gli invitati erano 350, i presenti all’incirca 280; è stata una grande festa memorabile complice anche il bel tempo – ci spiega Antonio – Doverosi sono i ringraziamenti: a chi vi ha partecipato, a Renato Pirovano per il discorso che ha tenuto e al sindaco di Cernusco; senza dimenticare chi i primi anni di vita della Cava ha aiutato i miei suoceri che partivano completamente da zero; hanno saputo rimboccarsi le maniche e con sacrifici hanno ripagato quanto era stato prestato loro».
La storia della trattoria prosegue a gonfie vele perché, oltre ai figli, vi sono anche i nipoti (figli di Andreino) Jessica e Simone, il quale ha persino già frequentato la scuola di cuoco. Lo staff è ora composto da cinque cuochi e 14 inservienti, una famiglia allargata e affiatata che porta avanti orgogliosamente la gestione di una delle trattorie più frequentate e ambite della Brianza.
D.V.
