CERNUSCO, “Il SILENZIO ASSORDANTE DEGLI SCHERMI”

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La nostra redazione ha ritenuto importante dare spazio e pubblicare questa lettera dei genitori di 3A del Comprensivo di Cernusco perché ritiene necessario allargare lo sguardo su ciò che sta succedendo nelle realtà scolastiche. Una realtà che, come molte altre, sta soffrendo e dalla quale stanno scaturendo molte riflessioni a cui bisogna dare voce. La lettera è stata inviata anche alla dirigenza scolastica dell’ Istituto Comprensivo Bonfanti e Valagussa, alle Amministrazioni comunali di Cernusco, Osnago, Montevecchia, Lomagna e al ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina. È passato quasi un anno dall’inizio della pandemia, tanto è stato fatto, ma tanto ancora c’è da fare. Dalle riflessioni di alcuni genitori è nata l’idea di scrivere una lettera per dare voce al disagio vissuto dai ragazzi che attualmente sono ritornati a seguire le lezioni in modalità dad. Un disagio vissuto dietro al silenzio assordante dei loro schermi.

Siamo un gruppo di genitori della scuola secondaria di primo grado di Cernusco Lombardone  che sentono il bisogno di esprimere la propria voce preoccupata per il ritorno dei nostri ragazzi alla didattica a distanza (dad).
Pur nel profondo rispetto della situazione sanitaria, e nel riconoscimento della qualità del lavoro didattico offerto dagli insegnanti in dad, crediamo che non sia più accettabile assistere in silenzio al sacrificio della scuola in presenza. Crediamo che la scuola sia un valore inalienabile, la scuola è il luogo dell’educazione e della socialità, humus necessario alla crescita e al fiorire dei nostri ragazzi.  Crediamo che la scuola sia un caposaldo della nostra società, crediamo che la scuola in presenza, fatta di corpi, di lezioni, di relazioni, di intervalli, di corridoi e finestre sul mondo non debba essere più sostituita dalle lezioni a distanza, nel migliore dei casi erogatrici di contenuti condivisi. È passato quasi un anno dal 24 febbraio 2020, i nostri ragazzi hanno dimostrato un senso di responsabilità civile senza pari, com’era giusto fare nella situazione emergenziale e senza precedenti in cui ci siamo trovati. Giusto era, ed è, riconoscere il proprio dovere di giovani cittadini, quali sono i nostri figli, nell’avere a cuore il bene comune e nel rispettare regole e divieti necessari. I nostri ragazzi sono sempre stati molto diligenti in questo.
Eppure non possiamo continuare a non considerare gli effetti nefasti che il protrarsi di questa situazione genera e genererà nella comunità dei più giovani, certamente nei ragazzi più fragili, esposti a un impoverimento cognitivo, esperienziale, e a un generale disorientamento di senso.
Possiamo andare in un supermercato perché mangiare è un bene primario.
Possiamo andare a lavorare perché il lavoro  e l’economia  sono beni essenziali.
Possiamo fare molte altre cose, anche in zona rossa, evidentemente considerate più necessarie della scuola, che risulta essere sempre derogabile. Come la cultura tutta del resto.
La scuola non è un luogo che possa considerarsi al riparo dai contagi, è vero, ciononostante è ora di dare priorità alla scuola perché la scuola È una priorità, una necessità, un diritto e un bisogno primario e, non da ultimo, un investimento anche economico sul futuro delle nuove generazioni e della società tutta.

Lettera firmata



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