CERNUSCO, LA TESTIMONIANZA DELLA MISSIONARIA COMBONIANA

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La Comunità giovanile di Cernusco, nella serata di mercoledì 12 aprile, con il parroco don Alfredo Maggioni ha incontrato nella cappella dell’oratorio San Luigi suor Valeria Gandini, religiosa appartenente alle Suore Missionarie Comboniane. L’incontro mancato durante la “Spiripicciola” dello scorso anno a Palermo è stato reso possibile a Cernusco grazie alla presenza della suora impegnata in una serie di incontri a Milano. È stata quindi l’occasione per raccontarsi e raccontare i suoi anni impegnati nell’aiuto al prossimo e in particolare nell’aiuto alle donne vittime di tratta.
«Se io fossi un uomo andrei in missione» era il pensiero di suor Valeria che è stato reso possibile entrando a Verona nella Congregazione delle Suore Comboniane fondata da Daniele Comboni, che integrò le donne nell’evangelizzazione della Chiesa.
Il suo lungo cammino è iniziato a Londra con il noviziato dove è rimasta per sette anni frequentando un corso di infermiera e ostetrica, passando poi alla prima missione in Sudan a Karthum dove ha lavorato in maternità per quattro anni. «Da un piccolo paese del veronese il primo impatto con un mondo diverso è stato forte» le parole della religiosa. Cinque sono stati invece gli anni trascorsi in Etiopia con la creazione di un asilo e un dispensario, un’esperienza forte nella povertà, ma ricca di soddisfazioni dove alla cura del corpo c’è stata anche la cura dello spirito. Tutti luoghi dove la guerra era presente, così come in Uganda dove è arrivata nel pieno della morte e della distruzione con tanti orfani da seguire e dove è rimasta per undici anni lavorando nella maternità della missione.
È ritornando in Italia, a Verona, che la religiosa ha offerto il suo lavoro a favore delle donne africane vittime di tratte e coinvolte nella prostituzione.

«È stata per me un’esperienza dolorosa ritornare in Italia dopo tanti anni in Africa e trovare queste donne “schiave” di uomini italiani» le parole di suor Valeria.
A Verona è rimasta vent’anni nel Centro di Ascolto della Caritas e ora si trova a Palermo, in Sicilia, nel quartiere Ballarò dove droga, delinquenza, violenza, mafia sono all’ordine del giorno. È un ambiente difficile ma la religiosa continua nel suo lavoro di recupero delle donne vittime della tratta attraverso la Caritas con un Gruppo di Unità di strada con il quale, con uscite settimanali, vengono avvicinate le donne, si condivide un momento insieme di ascolto, di preghiera o semplicemente si offre loro qualcosa di caldo nelle giornate fredde o qualcosa di fresco nelle giornate torride e anche medicine. Sono donne impaurite, sfruttate e che fanno fatica a parlare.
«È un lavoro delicato e a volte pericoloso, ci vuole coraggio per andare avanti. Da queste donne ho imparato la pazienza, a pregare ascoltando le loro intercessioni e ho visto la generosità che esiste tra loro – ha spiegato la suora – con la loro sofferenza ci parlano della presenza di Dio in mezzo a noi».
Sono una decina le donne strappate dalla tratta, quando decidono viene chiesto il supporto della polizia per espletare tutte le pratiche burocratiche e per destinarle in sicurezza e anonimato verso le diverse zone dell’Italia.
Dopo alcune domande da parte dei ragazzi, l’incontro si è concluso con l’invito da parte di suor Valeria di pregare affinché le donne non siano trattate come strumenti e come schiave, perché sono violazioni contro la persona e contro Dio che le ha create.

M.C.

 



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