LE PAROLE DEL VESCOVO DELPINI DA CESANO BOSCONE

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L’arcivescovo di Milano Mario Delpini con don Marco Bove e fra Angelo Donita ha celebrato domenica 22 marzo la Messa domenicale dalla Sacra Famiglia, fondazione di Cesano Boscone, in diretta su Raitre. Nella quarta domenica di quaresima ha commentato il Vangelo di Giovanni “del cieco nato”, affrontando i diversi interrogativi presenti, contestualizzandoli al periodo che stiamo vivendo.
«Domande. Dove c’è una donna, dove c’è un uomo ci sono anche domande: è il segno che noi non siamo la ruota di un ingranaggio, che non siamo una comparsa insignificante in un universo senza senso. Ci sono domande: questo tempo più di altri è pregno di domande; si ripetono, si rivolgono a quelli che sanno rispondere, si rivolgono anche a quelli che rispondono senza sapere. Domande che tornano come ossessioni, che dicono la paura, che confidano il bisogno di rassicurazione, che invocano un marasma confuso; domande domande… Perché questa epidemia? Da dove viene? Come si diffonde? Potrò guarire? Ce la farà la mia mamma? che cosa ci dice questa situazione? Quando finirà? Che sarà di noi dopo? Domande. La pagina del Vangelo è piena di domande: sono 14 i punti interrogativi di questo racconto drammatico che parla del cieco; dunque domande, però domande diverse tra di loro, domande che forse ci possono aiutare a giudicare, a trovare la domanda giusta. Ci sono le domande curiose: quelli che si domandano: “Ma è lui o non è lui?” Questo tale che ora ci vede, sono quelli che vedono passare la storia e la classificano e ne discutono come se fossero in un salotto; loro parlano di tutto, ma in fondo a loro non interessa niente, vivono nel segno della chiacchiera, della banalità e inseguono la novità – spiega l’Arcivescovo – Usano i punti esclamativi per segnare quello che è clamoroso, ma poi passano oltre, come se non fosse successo niente. Le domande curiose sono quelle degli spettatori che non si lasciano coinvolgere da niente; la domanda minacciosa è la quella alla quale i genitori si sottraggono, è la domanda che impone una scelta: stai dalla parte del perseguitato o dalla parte del persecutore? Perché se ti dichiari dalla parte sbagliata, dalla parte del debole, dalla parte dello sconfitto, ti troverai anche tu sconfitto e debole. La domanda minacciosa è quella a cui si preferisce non rispondere perché impone di prendere posizione e qualche posizione è pericolosa.  E poi c’è la domanda maliziosa: sembra una domanda ma è già una condanna, sembra una domanda,  ma non vuole avere una risposta bensì solo una conferma e la domanda dei Giudei,  dei farisei,  di coloro che sono ostili a Gesù è la domanda dell’ideologia, la domanda del potere che deve difendersi da ciò che lo mette in discussione. E’ la domanda di chi non vuole imparare niente da quello che avviene, ma soltanto garantire se stesso. Ecco le domande che bisogna cercare di contrastare, ma mi sembra che nel Vangelo la prima e l’ultima domanda sono le più impegnative: c’è la domanda inevitabile che però si rivela una domanda sbagliata. la prima domanda è quella che tutti si fanno di fronte al soffrire di chi è la colpa. Perché è nato cieco? Di chi è la colpa? Chi ha peccato? La domanda è inevitabile – interroga Delpini – ma Gesù dice che è domanda sbagliata. Dice, se il mondo è sbagliato, non chiederti chi ha sbagliato;  non cercare la causa, non cercare il colpevole, non incolpare Dio non sapendo chi altro incolpare. Non domandarti perché sia sbagliato il mondo; domandati invece se ci sia una via di salvezza, se si possa aggiustarlo questo mondo sbagliato Se si possa salvare questa umanità minacciata e dunque la vera domanda, l’unica domanda importante è quella che Gesù pone alla fine del brano: “Tu credi nel Figlio dell’uomo Gesù che ha consentito al cieco di vedere? Per potergli dire “tu lo hai visto, è colui che parla con te”, Gesù agisce perché in questo cieco, in ogni uomo e donna, siano manifestate le opere di Dio; l’opera di Dio non è quella di creare un mondo sbagliato, dove qualcuno nasce cieco, dove qualcuno muore giovane, dove incombe una disgrazia che spaventa i figli degli uomini, dove chi è ricco diventa più ricco e chi è povero sempre più povero;  dove c’è chi può curarsi quando è malato e anche quando è sano e dove c’è chi deve ammalarsi e non ha come curarsi; ma Dio non è colui che crea un mondo sbagliato. – conclude – L’opera di Dio non è di creare il mondo sbagliato, ma è la missione di Gesù:  credi nel Figlio dell’uomo, hai fiducia che Gesù sia la via della salvezza. Ti affidi alla sua parola per dare alla tua vita l’unico significato possibile cioè quello di essere una vocazione a vivere come il figlio dell’uomo, a fare della tua vita un dono per ricevere in dono la vita di Dio. Impariamo da questa drammatica pagina di vangelo quale sia domanda giusta per individuare la via della salvezza in questo mondo che è sbagliato e nessuno può dire perché…».
Durante il momento dell’Eucarestia è stata recitata la preghiera “Comunione spirituale”.
Al termine della celebrazione l’Arcivescovo ha parlato del Fondo di San Giuseppe creato per i lavoratori che hanno perso l’occupazione in questo periodo con l’aiuto dell’Amministrazione di Milano; inoltre mercoledì 25 marzo, in occasione dell’Annunciazione della beata Vergine Maria, celebrerà la Messa in Duomo per i defunti che in questi giorni sono scomparsi senza celebrazione eucaristica. Non sono mancati un ringraziamento e la benedizione per chi lavora alla Sacra Famiglia.

D.V.



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