MONTEVECCHIA, LO SCRITTORE SAFFIOTI SI RACCONTA

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Il giornalista e scrittore Tito Saffioti (nella foto), nato nel 1946 in Calabria, ma trapiantato a Milano sessantanove anni fa, vive a Montevecchia da quarantasei anni e ha collaborato ai quotidiani la Repubblica per 33 anni e La Provincia di Como. Ha pubblicato articoli su varie riviste e diciotto volumi aventi per argomento la storia medievale e rinascimentale e la cultura popolare italiana. L’ultimo lavoro è Mostri graziosi e belli, I nani di corte nella storia e nell’arte che verrà presentato presso La Casetta di Montevecchia martedì 14 dicembre alle 20.30.

Come mai ha scelto di vivere a Montevecchia?
Nel 1975 mia moglie e io vivevamo a Milano in un monolocale e cercavamo un appartamento in affitto. Venimmo a conoscenza che ce n’era uno disponibile a Montevecchia, che io conoscevo per alcune scorribande giovanili con gli amici. Abbiamo faticato a convincere la proprietaria, che lo aveva già promesso ad altri, e quando infine ha deciso di darlo a noi, abbiamo festeggiato allegramente. Non abbiamo mai seriamente considerato l’ipotesi di andare a vivere altrove. Le nostre radici ormai sono definitivamente qui.

Montevecchia è stata la musa ispiratrice dei suoi libri?
In realtà è stata proprio la Brianza nel suo insieme a ispirarmi la pubblicazione di un libro sul folklore di questo territorio. Il libro è uscito nel 1989 e attualmente è esaurito, ma io ne ho ancora poche copie per chi fosse interessato.

Cosa significa per lei scrivere?
Scrivere è una ragione di vita. Un bisogno imprescindibile senza il quale ci sarebbe il vuoto dentro di me. Quando io sono al lavoro nel mio studio, le cui pareti sono interamente tappezzate di libri, mi sento come avvolto in un utero di liquide dolcezze prenatali.

Dei 18 volumi pubblicati a quale è più legato?
Il libro più importante che ho scritto si intitola I giullari in Italia. Lo spettacolo, il pubblico, i testi, la cui prima edizione è uscita nel 1990, seguita poi da una ristampa ampliata e aggiornata pubblicata nel 2012. Il libro è nelle principali biblioteche di tutto il mondo; recentemente ho scoperto che alla Nazionale di Tokyo ve ne sono addirittura due copie! Ogni libro ha la sua storia, il suo percorso, e ciascuno ha lasciato tracce dentro di me. I filoni principali delle mie ricerche sono: la cultura popolare, la canzone folklorica e la storia medievale e rinascimentale, con particolare riferimento a giullari e buffoni di corte, cui ho dedicato ben quattro volumi e un romanzo (la mia unica opera narrativa) che ha per protagonista un giullare effettivamente vissuto nella Siena del Duecento, tale Ruggeri Apugliese. Devo dire che scrivere un romanzo non è come scrivere un saggio: nel primo caso dietro la mia penna c’è il cuore, nel secondo la mente, lo studio e la documentazione. Il lavoro preparatorio per la pubblicazione di un libro di solito mi richiede da due a quindici (!) anni di lavoro. Ho avuto anche l’onore di pubblicare un libro con l’editore Einaudi: Le ninne nanne italiane, che si è rapidamente esaurito e ora è stato ripubblicato, aggiornato, dall’editore Besa.

Da dove nasce la passione per la storia medievale?
Io ho avuto la ventura di assistere a una delle primissime rappresentazioni di Mistero buffo di Dario Fo. Fu una svolta nella mia vita, una serata indimenticabile dalla quale ancora oggi traggo stimoli e ispirazione. Volli conoscerlo e lo aspettai all’uscita. Mi accolse con viva simpatia e da allora ho intrattenuto con lui una buona amicizia di cui sono molto orgoglioso. Nel corso dei suoi spettacoli consigliava i miei libri ed è venuto più volte alle serate di presentazione dei miei libri sui giullari. Ogni volta improvvisava un vero e proprio spettacolino e ci faceva morire dal ridere.

Quali sono le sue passioni oltre alla scrittura?
Vivere. E vivere significa innanzitutto amare il proprio lavoro, senza il quale saremmo dei manichini privi vita. Bisogna poi coltivare molti interessi: leggere, passeggiare, stare con gli amici e condividere con loro interessi non effimeri.

M.C.



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