PADERNO, VENT’ANNI DI GRANAIO

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Che c’era tanta incoscienza in tutti quanti. Non ci aspettavamo le difficoltà che avremmo incontrato.
Anzitutto bisogna dare il merito a mia moglie, Stella Brioschi; era lei il vero motore che realizzava i sogni. Nel 1982 fondava un’associazione, Aghaps, con la quale si proponeva un obiettivo alla volta. La sera li riportavano a casa. Quando compivano quattordici anni venivano riconsegnati alle famiglie dicendo loro: ora sono affari vostri. La nostra famiglia non percepiva più soldi dallo Stato dopo il compimento dei quattordici anni e pertanto l’handicap non era più un loro problema. Allora Stella, con altri genitori, si era posta il problema. Questi ragazzi rientrano, non conoscono i compagni coetanei e convivono nella comunità come esseri particolari, extraterrestri, che non hanno alcun riferimento sul territorio.Tutti i ragazzi con handicap, in quel tempo, erano caricati su un pulmino e portati a La nostra famiglia.
Approfittando del suo ruolo di insegnante, ha operato e stimolato le autorità con presidi e con presidenti della regione, sino a che arrivò il primo ragazzo con handicap che frequentava la scuola normale ed era di Cernusco Lombardone. Da allora, pian piano, tutti i ragazzi disabili hanno potuto usufruire di un insegnante di sostegno e sono cresciuti con i coetanei.
La seconda tappa di Stella partiva da una domanda: ma dopo la scuola d’obbligo dove vanno questi ragazzi? Rielaborò strategie per trovare una risposta e, dopo anni di impegni serali straordinari nelle commissioni comunali presso la sede di Merate e in regione, dal Comune di Merate fu individuato un sito a Brugarolo; si trattava di una scuola vecchia e non più a norma, ma per i disabili andava benissimo (questo era il pensare comune fra gli amministratori di un tempo).
Devo però dire che il Comune di Merate, sotto la guida del sindaco Ghezzi, ha fatto miracoli: nulla da paragonare con l’operato dei sindaci attuali – a quei tempi i sindaci assumevano quella funzione senza prendere lo stipendio e pertanto quello che facevano era solo per il bene della comunità. Oggi invece, molto spesso, si lotta per la carica solo per lo stipendio e il potere e per creare e sprecare denari pubblici con opere o enti inutili.
Pertanto la seconda tappa fu raggiunta e con successo.
Il dottor Colombo e un grappolo di persone, molto sensibili al problema, hanno portato avanti la gestione con entusiasmo e con successo. Il personale viveva per questi ragazzi, cercava di aiutare la famiglia e il sabato e la domenica li portavano in diverse località per un weekend.
Tuttavia l’incubo di Stella era: ma dopo la morte dei genitori dove andranno a finire questi ragazzi? C’era un vuoto assoluto sul territorio. Allora nacque l’idea di una casa alloggio.
Già nel 1978, Bruno Orsini, psichiatra, si fece estensore della legge redatta dal collega dottor Basaglia, che avrebbe decretato la chiusura dei manicomi; l’allora ministro Tina Anselmi aveva stanziato – al valore attuale – circa 400 miliardi di lire (erano tutti beni posseduti da questi enti, una quantità enorme raccolta in centinaia di anni). Aveva inoltre dato alla politica vent’anni di tempo per realizzare case alloggio, mirando a distinguere le problematiche di ogni soggetto.
Va da sé che la politica in vent’anni non ha fatto nulla, anzi ha fatto sparire tutti i fondi necessari e predestinati. La fame di denaro dei politici è sempre stata proverbiale e risale a molti secoli fa, aumentando sempre in modo esponenziale sino ai nostri giorni.
Sono molte le persone che ci hanno aiutato e che hanno seguito il nostro progetto. E chiedo scusa di non poterle indicare tutte.
Anzitutto abbiamo immediatamente compreso che avevamo bisogno, pesantemente, dei media. Dobbiamo ammettere che la sensibilità della popolazione verso questo problema era molto alta. E alcuni giornali ci hanno aiutato, pubblicando articoli anche con frequenza settimanale. In primo luogo vorrei citare il sindaco di Paderno d’Adda, la signora Rosa Panzeri e il futuro sindaco Walter Motta.
Sui media la figura principale è stata lo studente Roberto Perego, che scriveva per un giornale appena nato: Merateonline. Si è preso molto a cuore il problema e ne seguiva l’evoluzione.
Anche il Giornale di Merate (non quello attuale, completamente a tema politico) ci aiutava. Meraviglioso è stato il contributo di Sabina Zotti. Tutto ciò contribuiva alla raccolta di fondi in modo entusiasmante. L’attuale sindaco di Lecco, Virginio Brivio. La Elemaster di un tempo, agli esordi, ci ha seguito con passione. Maxi sport ha avuto molto a cuore il nostro problema e poi tanti Comuni del circondario, escluso il Comune di Merate, che considerava la nostra opera inutile e non ha mai voluto versare una lira, poi un euro. Gli architetti dello studio Archingeo hanno realizzato gratuitamente il progetto e seguito i lavori. L’impresa edile di Giorgio Poggi ci ha seguiti gratuitamente in tutto il percorso. La nostra gratitudine va anche ai progettisti degli impianti ingegner Lucarelli e a tanti, tanti altri.
È stato il periodo iniziale. I rapporti con la burocrazia della Regione. Mentre nelle prime due imprese compiute da Stella l’interlocutore era il presidente Giovenzana,  vecchia democrazia, persona sensibilissima; con la salita della destra al potere tutto è diventato difficilissimo. Due anni per stendere uno statuto che ci consentisse di aprire questa casa. Su e giù dai dirigenti della Regione e loro continuavano a bocciarci lo Statuto. Volevano mazzette? Volevano che entrassimo nella compagine delle Compagnia delle Opere? Non lo sapremo mai. Noi non gli abbiamo mai dato nulla e siamo sempre stati liberi da condizionamenti politici.
Lo scoramento era enorme e avevamo pensato di abbandonare il nostro progetto.
Ripeto ancora. Al parroco don Paolo, che si è battuto strenuamente anche contro i suoi fedeli, che facendo la comunione pregavano Dio che questa casa, nella quale si sarebbero ospitate persone diverse dal loro modo di pensare, magari di aspetto dissomigliante dal Gesù biondo che vedevano in chiesa, non si realizzasse.
Forse avrebbero preferito una casa chiusa, un centro massaggi cinese, almeno dopo la Messa avrebbero potuto soddisfare anche i loro bisogni materiali dopo quelli spirituali.
La nostra gratitudine va ai media. Ai pochi assessori, Bruno Mornati, Anna Rosa Panzeri, al sindaco di Paderno di allora, Angelo Rotta, al sindaco Walter Motta e alla persona del dottor Mosca, allora dirigente ASL, poi cacciato forse perché non appartenente alla stessa fede politica. Al dottor Magni, fondamentale per uscire dalle immense pastoie burocratiche passate e presenti.
E nonostante il Comune di Merate, che ha sempre avversato l’opera con giunte di destra e di sinistra siamo riusciti a fare la casa per disabili più bella della Lombardia. Nonostante i detrattori di destra del Comune di Paderno d’Adda, che continuamente ci attaccavano, consigliandoci di realizzare quest’opera non nelle vicinanze della Chiesa, ma in mezzo a un prato lontano dagli occhi dei benpensanti.
Anche il Comune di Cernusco Lombardone ha partecipato attivamente. Mi ricordo quando mi sono presentato al Consiglio comunale chiedendo aiuto, tutta la Giunta e l’opposizione furono unanimi ed entusiasti del progetto. Poi dopo qualche anno tutto cadde nel dimenticatoio e non ci si accorse più del Granaio. Ora queste Giunte non sanno nemmeno dove sia questa struttura.
Nonostante l’odio dei vicini di casa, (di Paderno) che non vedevano l’ora di far denunce ai vigili o ai carabinieri per nostre presunte irregolarità. La casa ci è costata un milione seicentomila euro, per il 90% da privati.
Ci sarebbe ancora moltissimo da fare. Le famiglie hanno ancora in casa figli disabili gravi e non vengono realizzati altri CDD (Centro diurno disabili) e CSE (Centro sociale educativo)… nonché case alloggio per il ‘dopo di noi’. Molti genitori sono morti e hanno lasciato in eredità a figli o nipoti la cura di queste persone e non ci sono case come il Granaio.
E i nostri politici non si sognano nemmeno di coprirne il bisogno. Loro, i politici, sono bravissimi nel creare carrozzoni politici costosissimi (che avrebbero lo scopo di sopperire ai bisogni del  sociale), che si possano riempire di dirigenti di fede politica, mai eletti da nessuno.
Leggendo i disavanzi di certi ‘carrozzoni’ si sarebbero potuti creare 5 o 6 ‘case alloggio’, dando un po’ di respiro a genitori che da 30-40 anni sono costretti a stare a casa per curare i loro cari in gravi condizioni.
La legge del Dopo di noi realizzata dal governo precedente è un’autentica presa in giro per i poveri genitori.
Quale il mio rimpianto? Non essere stato capace di unire a noi e formare persone che lottassero per il problema al nostro fianco. Anche i genitori dei ragazzi disabili sono tutti assenti e sfiduciati. Non hanno più voglia di lottare. Rassegnati, scoraggiati, sottomessi al potere negativo delle nostre amministrazioni. Il chiedere e non ricevere risposte, oppure il chiedere per poi ricevere continui rifiuti tolgono le speranze. Guardando la sanità che fa acqua da tutte le parti, checché ne dicano i nostri governatori, si demoralizzano e poi constatano che il sociosanitario è ancora peggio. Per ottenere i propri diritti bisogna ricorrere ai tribunali e non tutti i genitori hann la costanza di perseguire questa via che potrebbe durare diversi anni.
Bisogna ricorrere agli avvocati, per ottenere quello che ci è dovuto per legge. E anche con gli avvocati bisogna stare attenti. Bene o male lavorano e hanno incarichi per i Comuni, per cui in certi casi si guardano bene dal difenderti per non perdere una fonte di reddito.
Per fortuna esistono persone come don Marco Tenderini, il fondatore de A força da partilha e realtà come I bagai di binari e D&F che con le loro attività di promozione forniscono un aiuto concreto alla nostra associazione anno dopo anno.
Poi tutti i volontari che quotidianamente aiutano i nostri ospiti a vivere una vita migliore.

Se parliamo di operatori che stanno gestendo la casa del Granaio, sono ottimi. Queste famiglie, disperate, sconfortate e avvilite trovano in questi operatori i loro confessori attuali. I loro psicologi del momento, a cui confidare i loro problemi giornalieri. Una volta la funzione era assolta dai sacerdoti, ora non più.
Ora il prete pensa ad amministrare gli immensi beni materiali della Chiesa, l’anima può aspettare. Naturalmente vi sono operatori disponibili e sensibili, altri meno. Ma il sistema attuale ci offre questo e noi ci adattiamo.
Sarebbe impossibile oggi fare qualcosa del genere. Le burocrazie e il moltiplicarsi di difficoltà create dai nostri amministratori e ispettori ATS rendono qualunque attività del genere impossibile. No… non avrei la forza, perché tutto il mondo che amministra il sociale, invece di aiutarci (sono pagati da noi per questo) ci frappone difficoltà enormi, tali da scoraggiare qualunque iniziativa.
Oggi sarebbe impensabile progettare un’avventura simile. La politica ha complicato il tutto in modi assurdi e inconcepibili. Noi in due anni abbiamo realizzato l’opera, oggi penso che ci vorrebbero sei-sette anni e, per quanto uno sia pieno di buona volontà, senza dubbio crollerebbe durante il tragitto. E, anche se si riuscisse a realizzare un’opera, i dirigenti controllori ti ucciderebbero per strada: controlli assurdi, pretese illogiche, multe per un nonnulla, pratiche giornaliere impossibili da effettuarsi, che aumentano solo i costi sostenuti dai parenti. E pensare che a creare queste strutture avrebbero dovuto essere le autorità che ci stanno controllando! Un paese di pazzi!
Forse mia moglie Stella è deceduta anche per lo stress dovuto a tutto ciò. Quando realizzi qualcosa, questo qualcosa deve essere gestito nelle sue problematiche e nelle sue difficoltà quotidiane. Era molto stanca e mi pregava di continuo: subentra tu per favore! Se calcoliamo le spese sostenute direttamente e non, forse avremmo potuto acquistare un appartamento di 120 mq.
Ma noi lo sapevamo e non abbiamo ceduto nemmeno per un attimo. Noi non volevamo apparire come i politici che promettono e non mantengono mai. Volevamo essere diversi. Sognare, promettere e arrivare in fondo. Abbiamo sempre rifiutato incarichi politici, non abbiamo mai perso di vista la nostra meta. Sì, tante sono state le notti insonni. Le manifestazioni da organizzare, le porte a cui bussare per chiedere aiuti. Non nascondo che abbiamo finto di appartenere a un partito o a un altro. Ero e sono come una prostituta che non guarda il cliente pur di portare a casa il necessario per la famiglia. Però ora sono tranquillo. Sono giunto vicino alla fine di una vita vissuta e ho tanta serenità dentro di me.
Infine un appello a tutti coloro che ci vogliono bene.  Abbiamo bisogno di un pulmino per far trascorrere qualche ora ai nostri ospiti fuori dalla “prigionia” quotidiana.
Chi lo desidera può scrivere a info@granaio.org.

Costantino Scopel



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