PUNTOROSSO RICORDA IL 4 NOVEMBRE

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In occasione della celebrazione nazionale del 4 novembre l’associazione culturale cernuschese ‘Puntorosso’ ha cercato di gettare sull’evento, (che di solito si ammanta di retorica patriottica e di esaltazione di valori come sacrificio, eroismo, unità, addirittura pace), uno sguardo più veritiero su cosa fu la “grande guerra” per chi, per esempio, si rifiutò di combattere al fronte o decise di disertare.

“Quando i ricchi si fanno la guerra sono i poveri a morire” questa frase, di Jean Paul Sartre, descrive una lucida verità sulle guerre.
La guerra, quella vera, non è stata affatto come la raccontavano i giornali o come ancora viene celebrata. Nemmeno l’ombra di grandi manovre, di saggi generali, di atti eroici, ma orfani, vedove, mutilati. Deportati, profughi, sfollati.
La morte per migliaia e migliaia di sodati mandati a combattere in nome di una patria di cui non sapevano nulla. Uccisi dalla fame, dal freddo, dalle malattie, dai colpi del nemico e quelli dei carabinieri.
Nel corso della Grande Guerra, davanti ai tribunali militari comparvero 323.527 imputati di cui 262.481 in divisa, 61.927 civili e 1.119 prigionieri di guerra. Le sentenze di morte eseguite furono 800.
A più di un secolo di distanza queste cifre mostrano una tragedia dimenticata così come appaiono anacronistiche le motivazioni utilizzate dai giudici militari davanti agli episodi di insubordinazione: “Il tribunale non ritiene di dover concedere le attenuanti generiche nell’interesse della disciplina militare per la necessità che un salutare esempio neutralizzi i frutti della propaganda demoralizzatrice”. Le toghe militari usavano il massimo del rigore “in chiave di ammonimento e di prevenzione generale”.
In Italia, su un esercito di 5 milioni di soldati, 1 su 14 subì un procedimento penale e 1 su 24 una condanna di vario tipo per diserzione, per rivolta, per autolesionismo. Sono almeno 800 i fucilati dopo processi regolari e altre 3-400 persone furono uccise sul campo perché non procedevano durante gli assalti. Le condanne, in questi secondi casi, venivano eseguite dagli ufficiali o dai Carabinieri che seguivano sempre le avanzate.
In questo quadro tragico, i veri eroi sono stati quei soldati che gridavano “abbasso la guerra”, che chiamavano vigliacchi gli alti comandi per cui la vita dei sottoposti spesso valeva meno degli stivali che avevano ai piedi.
Per non dimenticare.

Puntorosso



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