Riceviamo e pubblichiamo lettera di Lino Guglielmo di Cernusco sulla Comunità Energetica Rinnovabile a Cernusco.
Nel Consiglio comunale del 28 luglio scorso, l’Assessore Passavanti è intervenuto sul tema della Comunità Energetica Rinnovabile (C.E.R.) di Cernusco, comunicando che l’Amministrazione sta valutando la modalità di adesione più adeguata per il nostro Comune.
L’obiettivo è individuare la soluzione più efficace tra tre ipotesi, scegliendo il modello capace di garantire i maggiori vantaggi alla cittadinanza.
Due delle ipotesi attualmente in esame prevedono una gestione della C.E.R. tramite una fondazione, caratterizzata da un controllo centralizzato e da una governance di tipo verticistico.
La terza ipotesi, invece, propone la costituzione di una C.E.R. gestita da un’associazione nella forma giuridica di “associazione non riconosciuta”.
Da un lato, dunque, un’impostazione centralizzata; dall’altro, un modello fondato sulla partecipazione attiva, la prossimità e la gestione locale.
Nel Documento Unico di Programmazione (D.U.P.), presentato il 22 luglio 2025, si legge che «è in corso di valutazione l’adesione alla C.E.R. provinciale istituita dalla Provincia di Lecco».
Una scelta che sembra orientare l’Amministrazione verso un modello governato dall’alto, affidando la gestione e la governance a un sistema esterno, burocraticamente complesso e potenzialmente costoso nella gestione.
Un’impostazione che rischia di snaturare lo spirito originario delle Comunità Energetiche, nate per promuovere la partecipazione diffusa e il controllo diretto dei cittadini.
Le Comunità Energetiche Rinnovabili sono strumenti di partecipazione attiva, risparmio concreto e responsabilità condivisa, capaci di generare benefici sociali ed economici a livello locale.
Negli ultimi anni, però, si sta affermando una visione sempre più centralizzata, sostenuta da amministratori pubblici e fondazioni che ne assumono la gestione.
Sta così prendendo forma un modello “top-down”, in cui una parte significativa delle risorse viene assorbita dai costi di gestione, mentre le scelte vengono determinate da istituzioni o grandi aziende, senza un reale coinvolgimento della popolazione e benefici per le utenze.
Un’inchiesta di ItaliaOggi ha evidenziato che, nei Comuni con meno di 5.000 abitanti, l’adesione a C.E.R. sovracomunali gestite da strutture esterne ha prodotto risultati deludenti: per una famiglia con un consumo medio annuo di 3.806 kWh, il risparmio si è limitato a 23 euro all’anno, poco più di un caffè al mese. Un dato che dimostra come, pur contribuendo alla sostenibilità ambientale, i modelli centralizzati e opachi finiscano per escludere i cittadini dai reali benefici nelle bollette.
Le Comunità Energetiche Rinnovabili perseguono due obiettivi principali: ridurre le emissioni di CO₂ e contenere i costi energetici.
Dai dati disponibili emerge che il primo obiettivo è in via di realizzazione, mentre quello economico rimane in gran parte disatteso: le bollette di famiglie e imprese continuano a crescere, raggiungendo livelli record.
L’energia solare al centro della transizione. Giugno 2025 ha segnato un nuovo record per il fotovoltaico, che per la prima volta ha superato l’idroelettrico – storicamente la principale fonte rinnovabile italiana. Già a maggio 2025, le fonti rinnovabili avevano coperto il 55,9% della domanda elettrica nazionale: un traguardo storico che conferma il ruolo dell’energia solare come protagonista della transizione ecologica.
Ridurre le emissioni è un traguardo imprescindibile, ma se non è accompagnato da un percorso partecipativo autentico, si rischia di perdere un’occasione storica: quella di promuovere una transizione energetica giusta, consapevole e radicata nei territori. Associare il progetto ad altri Comuni o fondazioni può sembrare efficiente, ma comporta il rischio di disperdere risorse e perdere il controllo diretto sui vantaggi.
Al contrario, una C.E.R. a gestione locale può garantire benefici concreti e immediati, restituendo davvero a famiglie e imprese il diritto a un’energia più equa e sostenibile.
L’impegno verso le energie rinnovabili è indispensabile per affrontare la crisi climatica. Ma perché esso si traduca anche in una vera trasformazione sociale ed economica, è fondamentale che le C.E.R. vengano costruite su basi di trasparenza, inclusione e partecipazione reale. Solo così i cittadini potranno diventare protagonisti attivi, e non semplici spettatori. Solo così i benefici torneranno davvero alle persone. Solo una Comunità Energetica realmente partecipata può garantire che i frutti della transizione ecologica tornino a chi ne è il vero motore: la comunità stessa.
È qui che si gioca la vera sfida del futuro: trasformare l’energia in un bene condiviso, accessibile e giusto per tutti.- Un approccio dal basso, fondato sulla partecipazione civica e sulla gestione locale, è la chiave per costruire un modello capace di generare non solo vantaggi ambientali, ma anche ricadute sociali positive e benefici economici diffusi, coinvolgendo direttamente cittadini, imprese e amministrazioni.
Lino Guglielmo