UN SEME CHE HA DATO IL SUO FRUTTO

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Dopo certe esperienze si cerca di tirare le somme, anche solo mentalmente,  e di fare il punto con se stessi.
Queste tre settimane a La Paz a contatto con diverse realtà e storie si sono concluse in modo inaspettato, con un incontro.
Josè Luis, 32 anni, ospite quindici anni fa ai tempi del Servizio civile al dormitorio. Allora diciottenne lavoricchiava, aveva una compagna da cui aspettava un figlio che lo lascerà per andare in Cile… una vita da ragazzo di strada. Nonostante questo, faceva parte del coretto che avevo organizzato e aveva deciso di ricevere il Battesimo, partecipando al catechismo settimanale. Dopo la mia partenza aveva deciso di effettuare il percorso all’interno della Comunità e così nel 2009 si è poi recato in Argentina per lavorare. E’ stato davvero un piacere incontrarlo a La Paz nel suo negozio; ora si è messo in proprio e lavora come tappezziere e a sua volta aiuta altri ragazzi coinvolgendoli come garzoni aiutanti. Sposato, con tre figli maschi, sembra proprio che abbia messo la testa a posto. Un incontro emozionante per entrambi, perché il ricordo di 15 anni fa, delle chiacchierate e anche di alcune ‘sgridate’ sono ancora vivi… E così un seme, gettato come tanti altri anni fa, ora ha dato il suo frutto. Emozione e soddisfazione per quanto si è riusciti a fare.
Purtroppo oggi il progetto della Comunità Papa Giovanni XXIII si è allontanato da quanto si faceva anni fa grazie al referente di zona di allora Morris Bertozzi, scomparso tragicamente nel 2008. Se non fosse per la Casa de Fraternidad tuttora in fase di sistemazione, il progetto di aiutare, ma soprattutto di educare, il ragazzo di strada si è perso; le strutture create sono abbandonate o in parte utilizzate per altri fini. Peccato per come si sono “buttati alle ortiche” anni e anni di lavoro.
Un bilancio che mi ha fatto ancora una volta capire quanto sia importante aiutare chi ha bisogno, meglio sul posto, nel loro Paese d’origine; le parole spesso restano tali, non hanno alcun valore quando si parla di missione, accoglienza e solidarietà. L’aiuto concreto di chi veramente ha voglia di soccorrere chi ha bisogno è quello che serve; è bene che, chi lo fa, faccia rete e coinvolga chi ha intorno, motivo per cui è nato Dentro&Fuori nel 2005.
Sono piccoli semi, segni che possono però dare tanto: un sorriso, una chiacchierata e, perché no, anche una vita che cambia… tutto ciò è uno splendido frutto.
Grazie alla nostra associazione e alcuni donatori abbiamo consegnato la somma di 2 mila euro per la nuova Casa de Fraternidad, ma la raccolta non si fermerà e proseguirà fino a dicembre con attività e banchetti.
Le chiacchiere, i sermoni sui social sull’accoglienza sono come gramigna che offusca e soffocano le nostre emozioni… Alzarsi dalla sedia, lasciare la tastiera per qualche settimana all’anno e andare dove c’è bisogno fa molto, molto bene: a tutti!

Dario Vanoli

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